Pensiero associativo

Voy del uno al otro y, sin embargo, tengo también una mente muy pero muy estructurada y analítica y serio y riguroso y quéseyo, (soy un poco irónico), pero no cabe la menor duda (es seguro, cierto) que asocio fácilmente y que suelo hacerlo muy a menudo, quasi troppo per mi povera testa.

No lo digo para quejarme sino para analizarme y para divertirme. Forse sono troppo personale, quizás soy demasiado personal, demasiado exhibicionista, pero así soy a veces. Simplemente hay que 'désavouer' (nier, negar) lo que escribo o reírse. Pero usted, querido o querida lector(a), es muy diferente?

Antes de escribir los dos párrafos arriba leí en internet algo en italiano, un texto un poco complicado y por puro gusto y empuje o incentivo de leerlo otra vez, lo copio abajo:

Pensiero associativo e lutto: tra l'attenzione fluttuante e il senso comune

Eugenio Gaburri

Se non lo consideriamo come una sonda strumentale a individuare meccanismi di rimozione, o spostamento di affetti e di “oggetti” già rappresentabili, il pensiero liberamente associativo costituisce, come afferma C. Bollas (1999), una vera e propria rivoluzione epistemologica nella tradizione del pensiero occidentale. Laplanche e Pontalis (1967), nell'Enciclopedia di Psicoanalisi, affermano che la “regola fondamentale” è più che una tecnica perché struttura l'insieme della relazione analitica. Questa affermazione sottolinea l'articolazione tra l'attività mentale del paziente e l'attività mentale dell'analista, articolazione vitale che rischia di venire perduta quando si assimila la regola fondamentale ad un mero dispositivo tecnico.

La libera associazione e l'attenzione fluttuante costituiscono un continuum: tra espressione e ascolto, infatti, progressivamente emerge, come una Gestalt, uno spazio cond

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PD: El cuadro es de Helene Schjerfbeck (1862-1946), un paisaje cerca de Fiesole, 1894.